giovedì, Novembre 21, 2024

F1, Alonso e quella speranza mondiale chiamata Newey

L’arrivo di Adrian Newey in Aston Martin ha fatto brillare gli occhi ad Alonso. Il due volte campione del mondo, nel team di Silverstone dal 2023 e con un contratto in essere fino alla fine del 2026 spera di aver fatto la scelta giusta per chiudere la sua carriera in F1, perché a quel punto avrà 45 anni, e difficilmente riuscirà a rinnovare ulteriormente l’accordo con la squadra inglese per una o due stagioni ancora.

Per questo motivo, nello spagnolo cresce la speranza che la vettura del 2026, quella che potrebbe e dovrebbe essere la sua ultima nel Circus, possa già essere vincente: con il cambio regolamentare e le strutture imperiose costruite dall’Aston Martin in questi anni, le risorse ci sono tutte, e adesso anche a livello tecnico/umano, il team dispone chiaramente del meglio del meglio di ciò che offre la piazza.

F1 Alonso
Adrain Newey si presenta ai fan dell’Aston Martin

Per Newey però non sarà facile incidere subito: a parte il fatto che entrerà ufficialmente il 1° marzo 2025, quindi con due mesi di ritardo rispetto alla data del primo schizzo ufficiale della vettura su un foglio bianco. Si dovrà infatti mettere tutto in ordine considerando anche il nuovo motore montato sulla monoposto, ovvero la Honda, la quale ha sì lavorato con il genio inglese, ma dovrà presentare una power unit nuova (così come tutti) e con un reparto tecnico rinnovato.

F1, rapporto Alonso-Honda: quante cose sono cambiate

Alonso deve fare un paio di considerazioni, e siamo certi che ci abbia già ragionato su: la Honda con la quale andrà a collaborare c’entra poco o nulla con quella che ha iniziato il suo percorso ibrido in F1 nel 2015 con la McLaren, guarda caso guidata proprio da Fernando (e diciamo che il rapporto tra le parti si è incrinato dopo una manciata di gare, nda), ma è anche una lontana parente della Honda che ha iniziato il ciclo vincente con la Red Bull.

Nella casa giapponese c’è stato un via vai di tecnici non indifferente, molti dei quali sono rimasti a Milton Keynes dopo l’addio “ufficiale” a fine 2021, anche se il marchio è comunque ancora lì. Diciamo che non si è capito granché di come sia stata gestita la cosa, ma tant’è: è stata istituita la Red Bull PowerTrains, laddove la squadra austriaca sta producendo la power unit che andrà a montare sulle sue vetture dal 2026 in poi, e all’interno ci sono tanti tecnici provenienti anche dalla Mercedes. Nel mese di luglio sembrava che la situazione non fosse proprio rosea, vedremo in futuro se qualcosa di positivo si è mosso.

F1 Alonso
La fabbrica RBPT a Milton Keynes

Per questo motivo dunque, la Honda che andrà a spingere l’Aston Martin non si dovrà associare, in termini di continuità a quella che abbiamo visto e stiamo vedendo in questi anni. E’ un meccanismo pieno di elementi che, presi singolarmente e sulla carta, possono certamente far sognare, ma poi bisognerà mettere tutto insieme per far funzionare un team che ha dalla sua risorse importanti a livello economico, ma che rischia di fare un buco nell’acqua se si affida solo ed esclusivamente all’entusiasmo ancor prima di cominciare.

Non solo Aston Martin: quanti cercano riscatto

Non solo Alonso e Aston Martin comunque, perché gli altri team ovviamente sognano di riprendersi la vetta della classifica con questo cambio regolamentare. Prime su tutte, chiaramente, Ferrari e Mercedes: sulla Scuderia di Maranello non filtra molto in merito alla power unit che spingerà le monoposto colorate di rosso dal 2026 in poi, anche perché siamo nel bel mezzo di un rimpasto tecnico non indifferente all’interno della squadra corse.

F1 Alonso
Il logo della storica Scuderia Ferrari

Certo, anche gli altri stanno cambiando e rinnovando, ma rispetto ai rivali le informazioni sono meno, e questo può anche essere un vantaggio per quanto riguarda la pressione. Dall’altra parte, a Brackley, si sentono molto forti, una peculiarità di questo team quando c’è da cambiare qualcosa sul motore, lo abbiamo visto nel 2014, quando di fatto erano due anni avanti a tutti.

Nel 2026 non ci aspettiamo certamente un vantaggio simile, ma sicuramente bisognerà tenerli in considerazione per la lotta al vertice, quantomeno sulla carta. Occhio però, perché non solo la power unit va considerata per i regolamenti del futuro, visto che l’aerodinamica “attiva” sarà centrale nella costruzione delle vetture, e quindi in casa McLaren, spinti sempre da Mercedes, possono ambire a mantenere alta l’asticella, ma essendo clienti puri (non come Aston Martin e Honda, lì i giapponesi sono totalmente concentrati sulla verdona, nda), inciampare è possibilmente più semplice.

Sulla Red Bull PowerTrains, coadiuvata da Ford, abbiamo più o meno detto tutto, mentre per quanto riguarda Audi, beh, qui il punto interrogativo è grande quanto una casa, perché a Ingolstadt, dopo l’annuncio in pompa magna dell’ingresso in F1 avvenuto a Spa due anni fa, tante cose sono cambiate. Questo “scherzetto” sta costando ai tedeschi molto più di quanto immaginato, e anche per questo sono cambiate diverse figure in dirigenza.

F1 Alonso
Primo piano del modellino Audi delle vetture di F1 2026

Insomma, a poco più di un anno dal debutto, sulla casa dei quattro anelli c’è tanto mistero, e prima dell’arrivo di Binotto c’era anche il dubbio sul fatto che potesse o meno prendere parte al campionato del mondo dal 2026 in poi. Una situazione che sembra essere rientrata, ma insomma, vedendo anche la difficoltà nel reperire piloti di livello, per Audi non sarà un inizio spumeggiante.


Autore: Andrea Bovone

Immagini: Aston Martin F1 Team – Red Bull – Scuderia Ferrari – Audi

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