giovedì, Novembre 21, 2024

F1, Aston Martin: il cavillo finanziario per aggirare il budget cap

Aston Martin ha un chiaro obiettivo in F1: vincere. Nell’era del budget cap, il costo del personale per un team rappresenta una delle voci di spesa più rilevanti nei bilanci annuali di ogni scuderia. L’attuale regolamento consente alle squadre di escludere i compensi dei tre manager con gli stipendi più alti. Parliamo di una delle disposizioni più controverse delle norme finanziarie, poiché l’eccellenza professionale all’interno di una squadra non si limita a sole tre figure. I team sono composti da centinaia di persone con competenze e abilità uniche nel motorsport.

Per questo motivo il mercato dei tecnici è sempre in fermento, poiché il livello di preparazione richiesto per entrare in una squadra di F1 non è facilmente acquisibile in altri settori tecnologici. Nel nuovo modello economico imposto dalla Federazione Internazionale, l’abbondanza di professionisti con alti compensi non si concilia con i limiti di spesa, ovviamente, che a partire dalla scorsa campagna agonistica è fissato a 135 milioni di dollari. A livello teorico, la distribuzione della spesa che le scuderie possono affrontare si suddivide in tre voci principali:

  • 35% costo del lavoro
  • 20% aggiornamenti/riparazioni
  • 45% spese produttive

La pianificazione del budget cap in un team di F1 è diventata un esercizio tutt’altro che semplice. In un ambiente in cui le regole vengono spesso interpretate in modo creativo dai team, anche l’aspetto economico, oltre a quello tecnico, ha generato pratiche discutibili che minano lo spirito del regolamento. Un trucco utilizzato da molti top team è l’allocazione part-time di membri del personale al programma F1, evitando così di rendicontare il 100% del costo del loro lavoro nei rapporti destinati alla FIA. Molte scuderie, infatti, sono coinvolte in altri progetti tecnologicamente avanzati, come l’America’s Cup.

F1 Mercedes
George Russell (Mercedes AMG) a bordo della sua W15 – qualifiche sprint – Gp Austria 2024

Mercedes e INEOS hanno da tempo unito le forze per partecipare a questa storica competizione, così come Alinghi e Red Bull Racing, esempi di progetti prestigiosi che utilizzano strutture e risorse umane condivise. Tuttavia, la FIA ha voluto colmare una potenziale lacuna nel regolamento. A partire dal 2026, infatti, tutti i membri di un team assegnati anche part-time al programma F1, dovranno essere rendicontati nei report delle scuderie con i loro emolumenti al 100%. Per i revisori è troppo complesso verificare con precisione la quota salariale di molti addetti non impiegati a tempo pieno nelle scuderie.

F1, Aston Martin: forme alternative di remunerazione che tradiscono lo spirito del regolamento finanziario

Negli ultimi giorni si è discusso molto del prossimo ingaggio di Adrian Newey da parte di Aston Martin. Lawrence Stroll sembra non badare a spese, attirando figure di altissimo profilo come Andy Cowell, prossimo CEO ed Enrico Cardile, cui sarà affidata la direzione tecnica del team. Non va dimenticato Dan Fallows, strappato a Red Bull dopo una controversia legale tra le due scuderie. Insomma, il capitale intellettuale a Silverstone sembra essere l’ultimo dei problemi, tanto che già da giorni si parla di un futuro assetto organizzativo del team inglese come di un “dream team”.

Ma la F1 di oggi può permettere a una scuderia di creare un gruppo di lavoro così talentuoso quanto costoso? La risposta è assolutamente no, almeno in teoria. Secondo le informazione raccolte dalla nostra redazione, pare che Aston Martin potrebbe aver deciso di gratificare alcuni dipendenti con azioni della società. Così facendo, di riflesso, si vanno a ridurre una buona parte dei loro stipendi. Se questa voce fosse confermata diradando i dubbi a tal proposito, ci troveremmo di fronte all’ennesima beffa per tutti quelli che credono nel rispetto totale delle regole.

Aston Martin F1
Lawrence Stroll, proprietario della scuderia di F1 Aston Martin

Tutto questo ammesso e non concesso che, in F1, esista ancora qualcuno che riponga fiducia nella buona fede di team che, nella maggior parte dei casi, sono l’espressione “sportiva” di colossi dell’industria e della finanza. La notizia deve essere confermata essendo solo un rumor. Al momento pare non destare troppo scalpore, poiché Aston Martin sta attraversando una fase di profonda crisi tecnica. Tuttavia, se e quando la scuderia salirà al top in futuro, questa presunta pratica adottata dalla squadra inglese potrebbe non passare inosservata agli occhi dei rivali.

Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat

Immagini: Aston Martin – F1Tv

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