Newey è appena passato ufficialmente alla Aston Martin, nuova squadra di F1 nella quale farà parte per i prossimo 5 anni. Durante le ultime stagione della massima categoria del motorsport stiamo vivendo tanti cambiamenti in seno ai team. Il mercato dei tecnici, infatti, è giorno dopo giorno più centrale nel progetto di una squadra che vuole migliorare le proprie prestazioni in pista, a volte anche a discapito della coppia di piloti. C’è da dire come, a parte qualche rara eccezione, la griglia di partenza ad oggi si presenta con tantissimi profili degni di far parte di questa categoria.
Il caso più eclatante degli ultimi mesi riguarda certamente Adrian. Il genio inglese è infatti in via d’uscita dalla Red Bull dallo scorso 1 di maggio. Ciononostante, per via del contratto e degli accordi in essere con la squadra campione del mondo con sede a Milton Keynes, non potrà operare nel suo futuri team sino al 1° marzo del 2025. Una regola che ovviamente esclude, almeno a livello teorico, il supporto che il genio di Stratford Upon Avon potrà apportare durante i prossimi mesi alla sua nuova sfida lavorativa.
Questo scenario prende forma in F1 per una chiara ragione, accordo voluto e votato dalla totalità delle scuderie. D’altra parte le varie squadra vogliono guardarsi bene dal mandare via i propri tecnici e consentire loro di lavorare subito per i rivali, visto che la proprietà intellettuale va protetta, come nel caso di Newey, e quindi è sempre bene fermare colui che va via per un tot di tempo, solitamente tra gli otto mesi e un anno, così da non metterlo a conoscenza degli ultimi aggiornamenti sulla monoposto o sulle idee future della squadra. Questo l’obiettivo di questa manovra.
F1, Newey: il gardening leave ha ancora senso?
Questo fenomeno si chiama appunto “gardening leave“, in italiano “giardinaggio”, ed è un qualcosa che ha riguardato e sta riguardando a stretto giro anche la Ferrari, visto che la scuderia di Maranello, da quando Frederic Vasseur ne è diventato team principal a gennaio 2023, ha giustamente voluto rifondare ove possibile la struttura tecnica di una squadra trovata decisamente allo sbando, come dimostrato dalla SF-23, vettura che ha subito fatto capire al francese come ci volesse una vera e propria sterzata sotto tantissimi punti di vista.
Parlando ancora del Cavallino, ricordiamo come Mattia Binotto, out dal dicembre 2022 proprio per far posto al buon vecchio manager di Draveil, sia stato impegnato nelle sue vigne sino ad ottobre 2023, e solo da quel momento avrebbe potuto operare nuovamente in F1. Adesso è tornato nel paddock, siamo contenti per lui, con la “povera” Sauber, in procinto di diventare una figura di spicco del progetto Audi, colosso tedesco che spera di poter dire la sua nella massima categoria prima della 2030, data fissata come deadline competitiva per capire se il progetto vale la pena.
C’è un però: negli ultimi anni, prettamente in concomitanza con la pandemia, lo smart working è stato di fatto implementato in quasi tutte le aziende, e la F1 non è certo da meno. Come sottolinea l’amico Roberto Chinchero in un suo articolo al riguardo, quanto senso ha ancora il gardering leave in un contesto nel quale i tecnici potrebbero comunque comunicare da remoto? Senza contare che gli ingegneri possono vedersi di persona al di fuori delle strutture ufficiali, in abitazioni private, e niente e nessuno li può tenere sotto controllo.
La domanda è più che lecita in questi casi, anche perché, rispettando tutti gli accordi tra varie squadre e tecnici, c’è il rischio che il profilo acquisito da un altro team non possa lavorare prima di un anno e mezzo o addirittura due, e questo è un qualcosa che anche lo stesso Frederic Vasseur non ha mancato di dire negli ultimi mesi. Loic Serra, per esempio, sarà operativo soltanto dal 1° di ottobre, prendendo il posto di Enrico Cardile alla direzione tecnica dello chassis della Ferrari. Il francese, come ampiamente detto, sta già lavorando per la rossa da tempo, in realtà.
Tutte riflessioni che hanno un loro perché, ma c’è anche da dire come la “pausa forzata” di un tecnico che lascia un team per andare da un’altra parte, sia obiettivamente dovuta: la tecnologia oggi ha fatto passi da gigante, e se hai il modo di aggirare le regole senza farti scoprire, diciamocelo chiaramente, tendi a farlo. Come si fa a scoprire se un ingegnere, tramite un cellulare o un computer, sia in diretta comunicazione con il suo nuovo team? Oppure appunto si veda con altri componenti del team per delucidare e apportare compiti o consigli?
La FIA dovrebbe evidentemente implementare un controllo di questo tipo per rendere il gardening leave ancora credibile, altrimenti sarebbe bene ridimensionarlo quantomeno o toglierlo del tutto, perché una volta, come dice lo stesso Roberto, la presenza in fabbrica risultava essenziale, oggi invece non è più così. Crediamo che sia una regola che vada mantenuta, perché la proprietà intellettuale di un team di F1 va preservata, anche per mere questioni di credibilità che altrimenti verrebbe meno. La domanda è: c’è un modo per controllare tutto? Probabilmente ad oggi no.
In ultima istanza due parole su Newey e il suo nuovo incarico. Il sessantacinquenne britannico potrà già apportare parecchio prima del suo arrivo ufficiale in fabbrica a Silverstone. Nulla vieta all’inglese di partecipare a dei meeting privati con altri metri del team. Lo farà di certo anche se non potrà di fatto varcare le soglie della factory. Ma poco importa, perché il suo supporto potrà essere ugualmente enorme, per una squadra di F1 che ha tutta l’intenzione di raggiungere un obiettivo ben chiaro: laurearsi campione del mondo nella massima categoria del motorsport.
Autore: Andrea Bovone
Immagini: Scuderia Ferrari – Aston Martin F1 Team
