mercoledì, Ottobre 16, 2024

F1, Ferrari: la visione inglese e stereotipata che non esiste

Ferrari non ha preso Newey. In F1 non ci sarà spazio per questa coppia che poteva fare faville. Ci sono amori che per una serie di ragioni non vengono consacrati con le nozze e questo è l’esempio calzante di un matrimonio impossibile. È un po’ questa la sintesi del corteggiamento ultra decennale della scuderia italiana nei confronti del genio britannico. Da quando il geniale progettista inglese aveva annunciato la sua uscita da Red Bull, tutte le strade sembravano portare a Maranello. La chiusura di un cerchio di un ingegnere che in carriera ha contribuito fortemente al successo di tutti le squadre nelle quali ha militato.

La possibilità di lavorare nella leggendaria scuderia modenese insieme a Lewis Hamilton è stata per diverse settimane una suggestione che ha fatto sognare i fan del Cavallino Rampante. Alla fine, le strade della rossa e quelle di Adrian non si sono intersecate, per l’ennesima volta e probabilmente per sempre. La nuova sfida di Newey non è solo quella di progettare le future Aston Martin, in quanto l’inglese sarà avrà un ruolo di dirigente. Un prodotto di cui è diventato azionista. Probabilmente questo è stato il jolly utilizzato da Lawrence Stroll per assicurarsi i servizi del designer più vincente della storia della F1.

Ferrari F1
Adrian Newey Lawrence Stroll durante la presentazione del genio di Stanford Upon Avon

La storica scuderia italiana ci ha provato, senza dubbio alcuno, ma le opzioni offerte dal magnate canadese non potevano essere pareggiate dalla rossa. Con ogni probabilità, il tecnico originario di Stratford-upon-Avon ha preferito restare nella sua comfort zone d’oltremanica, non barattando la tranquillità del team di Silverstone con la possibilità di riportare la Ferrari, ambiente assai complicato, sul tetto del mondo. Ovviamente il mancato arrivo del mago britannico non significa necessariamente che le ambizioni della rossa siano crollate.

F1, Ferrari: tra leggenda e comfort zone

Ferrari rappresenta la stupenda eccezione in uno sport, in cui il mondo anglosassone ha quasi sempre spadroneggiato. Da tempo immemore la gestione sportiva è considerata luogo di congiure e diatribe tra le varie divisioni che la compongono. Nonostante il tempo scorra e i protagonisti cambino, c’è chi pensa ancora che la Scuderia Ferrari sia un team troppo penalizzato dalle dinamiche politiche interne. A sostenerlo è il “leone d’Inghilterra”, Nigel Mansell, che a cavallo degli anni ottanta e novanta ha corso con le rosse progettate da un altro asso della progettazione inglese: John Barnard.

Ferrari F1
John Barnard e Michael Schumacher

L’esperienza del pilota inglese si concluse in modo amaro, logorato dalla rivalità con Alain Prost nel campionato 1990. Anno in cui dichiarò di voler ritirarsi dalle competizioni. Per sua fortuna ci ripensò e proprio grazie alla FW14 progettata da Newey, sotto la supervisione di Patrick Head, coronò il sogno di conquistare il titolo mondiale. Secondo Mansell, la scelta di Newey è stata giudiziosa. Un’opportunità meravigliosa che Adrian non poteva perdere. Una mossa saggia, perché così non sarà coinvolto dalla politica della Ferrari e dal clamore che ne deriva.

Mansell pensa che che la Ferrari dovrebbe leccarsi le ferite, per questo mancato arrivo. Il merito merito di questo rifiuto è dell’Aston Martin. Nigel è convito che Newey potrebbe ottenere il suo più più grande successo a Silverstone, in quanto l’inglese è capace d trasformare la squadra molto rapidamente. Poi ribadisce che l’anno prossimo la scuderia inglese sarà molto più competitiva, ricordando che Red Bull, senza di lui, ha già perso parecchia competitività. In sostanza, secondo il campione del mondo di F1 anno 1992, Adrain ha evitato quello che poteva diventare il precipizio della sua carriera.

Ferrari F1
Adrian Newey (Oracle Red Bull Racing) osserva in griglia la Ferrari SF-24 di Charles Leclerc

Una visione semplicistica di una scelta ponderata, perché nonostante Ferrari sarà sempre il team con la più grande pressione mediatica, vincere con il team italiano ha un valore assoluto incomparabile. Non è retorica, ma la constatazione di visibilità e celebrità che il team modenese ha sempre conferito a chi ha il coraggio di sposare la causa del Cavallino Rampante. Oggi sono 24 anni dal primo titolo mondiale di Michael Schumacher in rosso, dopo 21 anni di astinenza. Un uomo che ha preferito affrontare le difficoltà quando poteva continuare a vincere a mani basse per diventare leggenda. Ecco cosa è la Ferrari.

Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat

Immagini: Scuderia Ferrari – F1Tv

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