La rivoluzione tecnica più importante in F1, stagione 2026, rischia di essere ricordata come quella più masochista. Un autogol senza precedenti. Grazie alla continuità regolamentare dal 2022, al netto di alcune direttive tecniche, la categoria del motorsport sta proponendo la migliore versione di se stessa. In questa stagione ben quattro team hanno vinto più di due gare e sei piloti hanno conquistato almeno due vittorie. Dati diversi rispetto al mondiale scorso, caratterizzato dallo schiacciante dominio del binomio Red Bull – Verstappen, interrotto solo dalla vittoria di Carlos Sainz in quel di Singapore.
Proprio come aveva auspicato Ross Brawn due anni fa, la convergenza prestazionale è stata raggiunta al terzo anno di continuità normativa. Tuttavia, la F1 aveva necessità di attirare altri grandi costruttori come Audi e Porsche, che hanno partecipato alla definizione dell’architettura delle unità turbo ibride di seconda generazione. Il risultato finale è stato un mezzo disastro. Le avveniristiche power unit 2.0, nelle simulazioni delle squadre, hanno mostrato limiti insuperabili se non si fossero apportate modifiche invasive alla veste aerodinamica delle vetture.
Quella che in principio doveva essere un’innovazione solo nel settore delle unità di potenza, di fatti, è diventata in maniera lenta e progressiva una sorta di rivoluzione copernicana delle monoposto, anche dal mero punto di vista dell’aerodinamica. A questo punto dello scritto è pertanto necessario ricordare che, il regolamento tecnico per la campagna agonistica 2026, arrivati a meno di due mesi dal 2025, è ancora in versione draft, una bozza per intenderci. Questo perché la Federazione Internazionale, in accordo con tutte le scuderie di F1, sta cercando di procedere per affinamenti successivi.
L’obiettivo è affinare le performance delle monoposto 2026 per far si che siano all’altezza della classe regina. In tale contesto un’altra variabile sarà quella dei biocarburanti, un’area molto delicata che potrebbe fornire un vantaggio competitivo non indifferente. Già nel 2022, il debutto delle benzine E10 ha mostrato quanto poteva essere importante il prodotto realizzato dai partner tecnici delle scuderie. L’introduzione dell’etanolo costrinse i motoristi a riprogettare le camere di combustione dei 6 cilindri, con una perdita di potenza valutata nell’ordine di circa venti cavalli.
F1, 2026: la zona grigia da cui trarre enorme beneficio
Con l’avvento dei carburanti ecologici nella moderna F1, di riflesso subentra il problema della minore densità energetica. Ci riferiamo all’energia chimica presente nei carburanti per unità di volume che viene sprigionata durante la combustione dei propulsori delle vetture. I colossi del settore petrolchimico, partner delle scuderie, stanno oramai lavorando da tempo per cercare di fornire un vantaggio competitivo ai rispettivi partner. Le caratteristiche delle future benzine ecosostenibili sono disciplinate all’interno del capitolo C16 del regolamento tecnico inerente alle monoposto 2026.
La ricerca in atto in questo settore al fine di mitigare la perdita di potenza dei V6 a combustione interna, trova conferma nel costo per litro dell’e-Fuel. Attualmente, un litro di questo carburante costerebbe circa 200 euro. Alla faccia della sostenibilità economica, verrebbe da dire. Questo fattore è in gran parte dovuto all’aggiunta di agenti chimici speciali che migliorano le prestazioni, necessari per bruciare il carburante più velocemente. Tuttavia, questa pratica non è stata accolta di certo positivamente dalla Federazione Interazione, che sta seriamente valutando il bando di tali additivi chimici.
L’obiettivo della FIA sarebbe quello di abbattere significativamente il costo per litro dei biocarburanti. Il timore nutrito è molto semplice: un carburante più efficiente rispetto ad un altro, anche se in pochi punti percentuali a quanto pare, sarebbe in grado di determinare un vantaggio di diversi cavalli, facendo ripiombare la categoria in una nuova era di dominio da parte di un costruttore, come accaduto nel 2014 con il duraturo quanto imbarazzante dominio Mercedes. L’unica certezza è che a pochi mesi dalla progettazione delle monoposto 2026 il regolamento tecnico sembra ancora troppo acerbo.
Per questo è ancora soggetto a interpretazioni che potrebbero essere devastanti per la spettacolarità della categoria negli anni a venire. I biocarburanti rappresentano l’ultima spiaggia dei motori endotermici e, alla luce della tiepida accoglienza delle auto elettriche nel mercato delle vetture stradali, è molto probabile che la ricerca e sviluppo condotte dai colossi del settore automotive e petrolchimico possano traslare, nel medio periodo, il know-how acquisito sui campi di gara nel ramo delle vetture stradali. Del resto, non è questo uno dei fini ultimi della ricerca in F1?
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Immagini: Jaime Kashetta F1- Tv