Il calendario di F1 è attualmente composto da 24 gare. Obiettivamente, questo numero ritenuto sufficiente al momento per i vertici del Circus, ci sembra essere esagerato, anche considerando lo sforzo che i membri dei team sono chiamati a consumare nel corso di un’intera stagione. Ma non solo: perché anche l’attesa di una gara, che una volta andava dalle due alle tre settimane, rendeva l’evento della domenica molto più atteso di adesso, diciamoci la verità.
Alcuni spostamenti, come quelli che prevedono trasferte consecutive tra Las Vegas e il Medio Oriente, sono criticati per il loro impatto estremo sul personale. Correre in America in notturna e poi spostarsi rapidamente in Qatar e ad Abu Dhabi richiede un’organizzazione straordinaria, ma è anche estremamente impegnativo. Stefano Domenicali, responsabile della F1, ha però rassicurato che 24 gare siano più che sufficienti al momento, e che si potrebbe pensare a un’alternanza per alcuni circuiti europei, per mantenere il numero attuale.
“Riteniamo che 24 gare rappresentino un equilibrio ottimale – ammette l’ex team principal della Ferrari -. Le proposte che riceviamo ci consentono di pianificare in modo strategico il futuro. È essenziale mantenere un approccio bilanciato, evitando di focalizzarci solo sui profitti immediati, che variano a seconda delle regioni, ma puntando su soluzioni efficaci per i nostri stakeholder. Crediamo che questo sia il momento ideale per consolidare la nostra strategia, e siamo certi che queste innovazioni renderanno la piattaforma della Formula 1 più solida, sia socialmente che dal punto di vista aziendale”.
Calendario F1, si cerca di accontentare tutti
La F1 continua a suscitare interesse in molti paesi che non hanno una tappa nel calendario mondiale. Nonostante le 24 gare attuali, un’ulteriore espansione sembra quindi assai improbabile. Ogni trasferimento rappresenta una sfida per meccanici, tecnici e tutti i membri dello staff, costretti a spostarsi da un continente all’altro in tempi ridotti. Questi spostamenti frenetici, specialmente nelle ultime tappe di stagione, mettono a dura prova le capacità fisiche e mentali di tutti i team.
E’ chiaro come il momento storico di questo sport sia comunque roseo, quantomeno per quanto riguarda l’altissima richiesta proveniente da paesi o circuiti che non sono presenti. L’Africa è da diverso tempo che sta provando a rientrare, e non è detto che non ci riesca nei prossimi anni, spinta anche dal volere di Lewis Hamilton. Dall’altra parte, è quasi sicura la nuova tappa in Arabia Saudita a Qiddiya, che al contrario però di quello che dicono autorevoli fonti inglesi, con ogni probabilità prenderà il posto dell’attuale Jeddah piuttosto che aggiungersi ad essa.
In Europa invece, circuiti come Silverstone, Madrid, Budapest e Austria sono praticamente intoccabili, con contratti a lungo termine. Altre tappe come Monza, Imola e Spa-Francorchamps dovrebbero avere ancora margine per rinnovare anche in futuro. Il Gran Premio di Monaco, che ha come scadenza il 2025, è un altro evento quasi irrinunciabile, nonostante le tante chiacchiere degli ultimi anni, mentre Zandvoort e Barcellona potrebbero essere incluse in una rotazione costante.
Il tracciato spagnolo già nei mesi scorsi, poco dopo l’annuncio decennale di Madrid, ha fatto subito sapere di essere ancora in trattativa con la F1 per un ulteriore rinnovo di cinque stagioni, cosa che però non è ancora avvenuta, e il contratto scadrà nel 2026, proprio quando la capitale entrerà in calendario. In quella stagione dunque avremo ben due gare in Spagna, e il circuito catalano vuole a tutti i costi rinnovare così da andare “a braccetto” con la città storicamente rivale.
Calendario F1, l’effetto Colapinto in Argentina
Il futuro della F1 è dunque ricco di possibilità, con nuove città che spingono per avere una gara e con la necessità di gestire un calendario che soddisfi tutte le parti coinvolte. L’equilibrio tra la richiesta di nuovi eventi e la gestione logistica sarà decisivo, e l’alternanza per alcune tappe europee potrebbe essere la chiave per mantenere alta la qualità senza aumentare lo stress, già di per sé comunque alto, possiamo dirvelo con assoluta certezza, specialmente per quegli addetti ai lavori che non saltano nemmeno un appuntamento.
Ma ci sono altre città che vorrebbero far parte del Circus: vi abbiamo già parlato dell’Africa, con il Rwanda che potrebbe avanzare presto una candidatura, e poi c’è l’Argentina, la quale sta cercando di rientrare nel giro. Buenos Aires, che ospitò l’ultimo GP nel 1998, potrebbe rientrare grazie all’entusiasmo che circonda il nuovo talento argentino in F1, ovvero Franco Colapinto, il quale ha acceso in pochissimo tempo l’interesse locale.
“Presto annunceremo alcune novità sulla possibilità di introdurre una rotazione a medio termine per alcuni Gran Premi europei, oltre ad altre opzioni future – ha confermato Domenicali -. Tutto verrà chiarito a tempo debito. Riceviamo numerose richieste da nuove sedi desiderose di entrare in calendario, e le nostre decisioni saranno sempre bilanciate: puntiamo a massimizzare i benefici economici e a sfruttare il potenziale di crescita nei mercati che possono favorire lo sviluppo della F1“.
Autore: Andrea Bovone
Immagini: FUnoAT – F1 – Qiddiya GP – Williams Racing