Inutile negarlo: le aspettative Ferrari per Las Vegas erano molto alte. Ma in F1 funziona così: qualsiasi dettaglio non ottimizzato scombussola il weekend di gara. A margine delle qualifiche non strepitose le ambizioni non erano affatto ridimensionate, nonostante fosse evidente che le temperature rigide avevano riacceso come per incanto la Mercedes W15. Senza il duplice errore nel Q3 di Lewis Hamilton, la prima fila sarebbe stata monopolizzata dalle frecce d’argento e intarsiate di nero. Lo stesso Vasseur, aveva dischiarato che non avrebbe firmato per un secondo posto.
Questo a testimonianza del fatto che gli uomini di Maranello erano certi di poter rivaleggiare per il successo durante l’arco della gara. E invece la stella a tre punte ha dominato in lungo e largo, dimostrando di poter replicare le performance della qualifica anche sulla distanza dei 300 Km. La misura della superiorità relativa alla W15 è enfatizzata dalla stupenda rimonta di Lewis Hamilton, che dopo una qualifica da incubo è riuscito a risalire agevolmente dalla decima posizione, come era solito fare nell’era dominante del team diretto da Toto Wolff.
Il duplice errore commesso da Hamilton nel Q3 ha alimentato i dubbi che da tempo stanno sollevando le recedenti performance dell’epta campione del mondo di F1. Domenica notte (domenica mattina in Italia), Sir Lewis ha messo a tacere gli scettici o chi lo ha già etichettato come pilota ormai “bollito”. L’asso di Stevenage è integro fisicamente, mentalmente e nelle sue ambizioni. Il ritmo sciorinato nell’ultimo stint di gara è una sorta di messaggio molto chiaro: con un mezzo all’altezza, “l’hammer time” non è il ricordo della fase più brillante della sua strepitosa carriera.
L’uomo che ha frantumato tutti i record della F1 si accende quando la monoposto è all’altezza del campione e gli consente di combattere per le posizioni che contano. Del resto è molto più facile, per un osservatore, apprezzare la prestazioni di un pilota che lotta per le prime posizioni, piuttosto che elogiare gli sforzi di piloti puri titolato che lotta disperatamente nel midfield. In questo senso va dato atto a Hamilton di aver combattuto con dignità pure quando si trattava di conquistare anche un solo punto, come accaduto nel recente Gran Premio del Brasile.
Hamilton, torna l’hammer time e la Ferrari sorride
La Scuderia di Maranello lascia il Nevada com troppi rimpianti e tensioni interne, che rischiano di non essere funzionali al raggiungimento del titolo costruttori. L’unico aspetto positivo del weekend nella città del gioco d’azzardo, è proprio la prestazione del sette volte campione del mondo che fa ben sperare in chiave 2025. Da troppo tempo il rendimento di Hamilton alimentavano le convinzione che il sodalizio con la storica scuderia modenese fosse un’enorme operazione di marketing, remunerativa per entrambe le parti in causa, indipendentemente dai risultati sportivi.
Invece Hamilton ha dimostrato di avere ancora fame e di non aver accettato la corte della rossa solo per alimentare il suo business. L’ottava corona iridata rimane il suo assillo, e poterlo conseguire a bordo della leggendaria monoposto italiana sarebbe la degna chiusura di una carriera perfetta, iniziata nel 2007, anno in cui da rookie rischiò di vincere la sua prima corona iridata. Dopo dodici stagioni in Mercedes era tempo di cambiare. Chi non lo avrebbe fatto specie in una condizione dove la tua scuderia non ti offriva più la possibilità di vincere gare e lottare per un mondiale di F1.
Il fuoriclasse inglese ha compreso da tempo che, soltanto attraverso nuove motivazioni, la sua permanenza in F1 poteva avere un senso reale. E quale migliore sfida poteva esserci se non quella di concorrere a riportare la Ferrari in cima al mondo? Come sempre, Lewis non ha scelto la “comfort zone”, perché misurarsi contro Charles Leclerc nel pieno della maturità agonistica non sarà affatto facile. Stiamo parlando di un pilota che non ha mai cercato scorciatoie e che dall’altro lato del box ha avuto campioni del calibro di Alonso, Button e Rosberg.
Il terzultimo round del 2024 ha consacrato per l’ennesima volta Verstappen, giunto al quarto titolo mondiale di fila. Ma al contempo ha mostrato che Hamilton, con il mezzo adatto e le giuste motivazioni, può lottare per qualsiasi obiettivo come ha sempre fatto senza alcun tipo di problema. In cuor suo, Vasseur sa che le schermaglie tra i “due Carlo” potrebbero essere poca cosa rispetto alla rivalità futura tra Lewis e Charles, ma, al contempo, sa bene che con una base competitiva per il 2025, il britannico è pronto a lottare per la vittoria ogni singola gara del campionato.
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Immagini: Red Bull– F1Tv