Verstappen è 4 volte campione del mondo di F1. Mancava solo la matematica per certificare non solo la conquista del titolo. Ma il significato di questo mondiale iridato va ben oltre i numeri e le statistiche. Max ha portato a termine il lavoro conquistando il quinto posto nel Gran Premio di Las Vegas davanti a uno spento Norris, e con il minimo sindacale è ancora campione nonostante, a un certo punto della stagione, sembrava davvero in bilico. Una lunga fase centrale senza alcun successo, iniziata a valle del Gran Premio di Spagna fino alla tappa in Brasile.
Scenario dove l’olandese ha massimizzato il potenziale della RB20 che in alcune gare era molto distante da McLaren, Ferrari e Mercedes. La sliding door della stagione, la gara che resterà nella storia, è stato certamente il Gran Premio ad Interlagos che ha messo d’accordo tutti i fan, anche i più accaniti detrattori. Le gare dove ha fatto la differenza sono numerose: le piazze d’onore in Olanda, Singapore, il colpo di reni nella Sprint Race di Austin sono state fondamentali per conseguire il successo finale. L’olandese ha ammesso che le difficoltà in questa stagione hanno reso meno divertente la F1 rispetto al passato.
Ora è tempo di celebrare un successo grandioso; tuttavia, il pilota classe 1997 è cosciente che la parabola prestazionale della Red Bull è preoccupante in chiave 2025. Dopo anni in cui il titolo piloti è stato assegnato al pilota con la migliore monoposto, possiamo sicuramente affermare che uno dei meriti del quattro volte campione del mondo è stato quello di dimostrare che l’uomo può fare la differenza. Un messaggio stupendo per l’intero movimento, che da tempo immemore premia di riflesso il pilota che dispone della migliore vettura. Il tempo aiuterà a comprendere la portata dell’impresa del pilota dei Paesi Bassi.
Un asso le cui gesta sono state spesso macchiate da manovre aggressive in F1, in alcuni casi non necessarie in virtù di un talento smisurato che probabilmente sarà riconosciuto da coloro che hanno sempre pensato che i suoi successi fossero figli della superiorità della sua Red Bull. La certezza è che, senza il ragazzo di Hasselt, il team di Milton Keynes non avrebbe avuto alcuna chance di vincere il quattordicesimo titolo mondiale (8 piloti e sei costruttori). Certo, la RB20 ai nastri di partenza era ancora la migliore monoposto dello schieramento, almeno fino al Gran Premio di Miami.
Sei gare in cui le prestazioni di Sergio Perez supportavano la convinzione che avremmo assistito a un dominio simile alla passata campagna. Invece, il prepotente recupero prestazionale dei competitor ha complicato maledettamente i piani del team austriaco. Probabilmente il suo rivale per il titolo non è stato all’altezza della situazione, catapultato inaspettatamente nel ruolo di antagonista che, per talento e immaturità, non è riuscito a interpretare in modo efficace.
F1, Verstappen: Red Bull deve ora meritarsi l’asso olandese
L’ottavo titolo piloti Red Bull è il primo senza una monoposto dominante e rappresenta un monito per gli uomini diretti da Christian Horner. I miracoli difficilmente si ripetono, e il team blu racing è obbligato a consegnare una monoposto competitiva a Max Verstappen lungo tutto l’arco della stagione. Nella notte gloriosa di Las Vegas, per Red Bull è iniziata la missione più ardua: convincere Verstappen a onorare il contratto che lo lega alla scuderia blu racing fino al 2028. Difficilmente il pilota olandese potrà ripetersi se la RB21 non compirà uno step prestazionale in grado di essere al livello della concorrenza.
A soli 27 anni, il fuoriclasse olandese ha ancora tanti anni di carriera in F1 davanti a sé. Nonostante non lo ammetterà mai, l’obiettivo è quello di disintegrare tutti i record della classe regina del motorsport. Per alimentare l’ambizione del campione del mondo serve un mezzo all’altezza, e siamo certi che le sirene della concorrenza potrebbero essere molto convincenti se Red Bull non tornasse a essere competitiva ai massimi livelli. Tornando al presente, godiamoci la vittoria di un pilota eccezionale che già ora è uno tra i più grandi piloti della storia della categoria.
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Immagini: Red Bull– F1Tv