L’addio di Lewis Hamilton alla Mercedes in F1 chiude simbolicamente il periodo di maggior successo di un pilota all’interno di un team. I traguardi ottenuti dal binomio composto dal sette volte campione del mondo e dalle frecce d’argento saranno difficilmente replicabili, perché ottenuti nel corso di una delle collaborazioni professionali più longeve nella classe regina. Nel corso delle ultime stagioni, i pilastri che hanno propiziato il dominio nell’era turbo-ibrida, hanno progressivamente lasciato il team con sede a Brackley. Delle figure chiave del dream team in molte hanno passato la mano.
Tra chi ha dominato la scena della F1 resta solamente Toto Wolff tra le figure apicali. Il manager austriaco ha dovuto far fronte a stagioni molto complicate, in cui la sua scuderia non è mai stata in lotta per i titoli iridati. Un ridimensionamento figlio dell’incapacità di realizzare progetti tecnici vincenti dal ritorno delle monoposto ad effetto suolo. Il mondiale appena concluso, ha riservato finalmente qualche soddisfazione, grazie ai quattro successi conquistati da Russell e Hamilton, ma complessivamente la W15 ha fornito prestazioni soddisfacenti solo quando si sono presentate condizioni meteo favorevoli.
Al team principal originario di Vienna è affidato il titanico compito di riportare il team ai fasti di qualche anno fa, valorizzando il patrimonio umano di Brackley e Brixworth, e puntando, per la prima volta dal ritorno in F1, su piloti che non hanno mai conquistato un campionato del mondo. Dal 2010 al 2012, al volante della Mercedes c’era Michael Schumacher, il cui sedile fu ereditato da Lewis, che comunque già annoverava una corona iridata in bacheca. Il ciclo vincente, iniziato nel 2014 e conclusosi nella controversa notte di Abu Dhabi 2021, fu propiziato da una questione.
Ci riferiamo al netto vantaggio tecnico nel comparto delle unità di potenza turbo-ibride, che ha consentito alla scuderia teutonica di dominare in lungo e in largo per diverse stagioni. Alla vigilia di una nuova rivoluzione nel comparto dei propulsori, si sussurra che Mercedes stia cercando di creare i presupposti per un nuovo dominio tecnico a partire dalla stagione 2026. Una concreta possibilità, perché, a differenza del design della parte aeromeccanica delle monoposto, tutti gli OEM (Original Equipment Manufacturers, nda) stanno lavorando da tempo sulle unità turbo-ibride 2.0.
Ci riferiamo a delle aree in cui i costruttori dei motori tubo ibridi possono realisticamente costruire un vantaggio tecnico, senza dubbio in grado di sbaragliare la concorrenza. Supponendo che l’obiettivo del team sia proprio quello di arrivare al 2026 con la migliore unità di potenza della F1, il rendimento delle ultime tre stagioni è praticamente simile a quello di Mercedes dal 2010 al 2013, quando i propulsori erano ancora i V8 2400 cc aspirati e i risultati in pista non furono all’altezza delle aspettative.
F1, Mercedes: le similitudini con le stagioni precedenti al dominio
Dal 2010 al 2013 la stella a tre punte conquistò appena quattro vittorie, bilancio sostanzialmente analogo a quello sinora ottenuto dalle frecce d’argento da quando è entrato in vigore l’attuale quadro normativo, nel 2022. Oggi, come allora, Mercedes non riuscì a costruire un progetto tecnico vincente. Tuttavia, la rivoluzione turbo-ibrida fu una delle ragioni che convinse il top management del colosso tedesco a rilevare il team campione del mondo in carica (BrawnGP, nda). Bisogna ricordare che il passaggio dai motori aspirati a quelli turbo-ibridi, doveva avvenire nella stagione 2013.
Ma nella riunione del Consiglio Mondiale degli Sport Motoristici (WMSC), dopo il Gran Premio di Monaco del 2010, la FIA annunciò le principali modifiche regolamentari. Tra queste vale al pena ricordare un fatto. Spiccò l’approvazione di una nuova generazione di propulsori a partire dalla stagione 2013, con architettura sostanzialmente simile a quella degli attuali motori. Per intenderci, la stella a tre punte su quella architettura ci stava lavorando da tempo e accettò di non eccellere fino alla stagione 2014. La Federazione Internazionale era in cerca di nuovi soggetti interessati a entrare nel Circus.
Per questo decise di mettere mano in maniera pesante al regolamento tecnico, fornendo una nuova possibilità anche ai costruttori già presenti nel paddock. Per Toto Wolff potrebbe essere l’occasione per replicare il salto prestazionale apprezzato con l’avvento delle unità di potenza turbo-ibride, di prima generazione. Se così fosse, il 2025 della Mercedes non sarà che l’ennesima stagione di sacrificio, in attesa di poter ritornare a recitare un ruolo da protagonista assoluta. O per lo meno questo potrebbe essere il quadro della situazione che si profila.
Con ogni probabilità, l’unico scenario possibile per garantire la presenza del colosso tedesco in F1 ancora per molti anni esige una situazione del genere. Mercedes non è Ferrari, deve in qualche modo avere un ritorno economico. La vittoria del titolo costruttori da parte di McLaren, team cliente delle power unit sviluppate a Brixworth, è già stata percepita come un’umiliazione dal CDA di Stoccarda. E ovviamente ha riempito le casse della scuderia di Woking. Un aspetto che non deve e non può più ripetersi nel prossimo futuro. Questo è l’obiettivo.
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Immagini: Mercedes – McLaren – F1Tv