Ferrari ha sofferto parecchi problemi nell’ultima campagna agonistica di F1. Senza perderci in troppe ciance, riassumiamo brevemente. Si inizia con il pacchetto portato a Imola, dove la Rossa anticipa la concorrenza e presenta la prima evoluzione della SF-24. Parliamo delle pance rovesciate in stile Red Bull: “shark inlet“, in gergo tecnico, che dovevano liberare centimetri cubici nella zona del sottosquadro, favorire l’effetto outwash, aumentare l’efficienza aerodinamica e, in linea generale, creare una massa fluida che scorresse verso il retrotreno più utile alla causa.
Non possiamo sostenere che tale aggiornamento fosse sbagliato. Tuttavia, a conti fatti, gli importanti vantaggi stimati sulla carta sono rimasti in gran parte inespressi. Arriviamo così al Gran Premio di Spagna. In Catalunya fa sfoggio di sé un nuovo fondo. Una macro-componente che avrebbe dovuto cambiare le sorti del mondiale. E in effetti lo ha fatto, ma in maniera negativa, però. Un pavimento nato da un contesto fuorviante che ha compromesso le prestazioni della SF-24 per almeno sei corse. Arriviamo pertanto a Monza, Gran Premio d’Italia, dove finalmente arriva la mossa giusta.
Dopo una prima correzione ungherese, una “toppa” al fondo per essere decenti nella corsa magiara, in Brianza l’elemento principe per una vettura di F1 è tutto nuovo. Diverse le modifiche in tutte le sue aree: imboccatura, bordo tagliente, zona della coca-cola, diffusore, canali Venturi e chiglia in generale. Come per incanto, la SF-24 riacquista competitività, tanto che vince nella corsa di casa. Butta via il successo a Baku per una chiamata tardiva ai box su Leclerc e domina negli Stati Uniti con una doppietta storica, dove la Ferrari “fa il culo a stelle e strisce” alla concorrenza.
Successo bissato da Sainz in Messico la settimana successiva. Nelle ultime 4 gare arrivano solo dei podi, malgrado il potenziale necessario per la lotta al vertice ci fosse. Una seconda parte del campionato in crescendo, dove Ferrari sfiora addirittura il titolo costruttori, perso per 14 lunghezze patite dalla scuderia di Woking. La gestione degli aggiornamenti ha fatto parecchia differenza, affossando le ambizioni della Rossa, mentre nel caso della McLaren, perfetta in tutti i suoi update, risulta la mossa vincente per portarsi a casa un trofeo che non vedevano dal lontano 1998.
F1, Ferrari: i problemi non esistono quando l’unione di intenti è comune
Siamo a dicembre e tra 5 giorni è Natale. Ciò malgrado, la fabbrica a Maranello non chiude i battenti. Al contrario il lavoro prosegue in maniera incessante. Sforzi profusi per dare una certa credibilità al progetto 677, dal quale presumibilmente nascerà la monoposto che verrà chiamata SF-25. Una vettura che punta alla rivincita e nutre la voglia di togliere, una volta per tutte, quel fastidioso zero dalla casella delle vittorie iridate. Un digiuno ormai troppo lungo che in qualche modo va fermato. Tra le armi a disposizione per raggiungere questo target ci sarà Lewis Hamilton.
Parliamo del pilota di F1 più quotato della storia e, sebbene tra qualche settimana le primavere sulle spalle saranno 40, il suo talento resta intatto. Nei giorni scorsi abbiamo spiegato un dettaglio relativo alla sua professionalità. Da quanto appreso, nella sua carriera il britannico non è mai stato troppo incline a spifferare i suoi feedback più intimi sulla vettura che guida. Per tale ragione ha sempre posto dei paletti, affinché il suo compagno di squadra non potesse usufruire di informazioni troppo intime ed efficaci partorite dalle sue letture sull’auto. Qualcosa che non possiamo definire sbagliato.
Per il resto la sua disponibilità sarà massima. Non potrebbe essere altrimenti. All’interno di questa faccenda va segnalato un fatto parecchio evidente. Un grande campione ha un solo desiderio: vincere. Ecco perché essere battuti da chi divide con te il garage non può essere accettato dalla mente di un fuoriclasse. Anche in questo caso riportiamo una banalità che ovviamente andrà gestita. Vasseur non ne fa un dramma e sottolinea che Lewis vuole vincere, esattamente come Leclerc e lui stesso. Per questo non vede alcun tipo di incongruenza negli obiettivi futuri della Rossa.
Inoltre, sostiene che la forza di una scuderia di F1 è l’unione di intenti, riferendosi alla Red Bull che punta sempre su un pilota solo. Si tratta di emulazione reciproca, secondo il manager di Draveil, verso una congruenza che possa spingere verso l’alto il team. Sempre e comunque. Non solo per quanto concerne i costruttori, in quanto la competizione sana tra due elementi spinge entrambi a dare il massimo. Questa la sua filosofia al riguardo. Insomma… una competizione interna cruciale per nutrire gli aneliti desiderati. A tal proposito, Fred fa rimando alla situazione tra i “due Carlo”.
Tensioni che non hanno distrutto il loro rispetto reciproco, malgrado più di un’incomprensione si sia verificata. Quello che il francese definisce “problema piacevole” è senza dubbio utile alla causa, se gestito nella maniera corretta. Ferrari ha due super piloti. La coppia senza dubbio più forte della griglia. Se i grattacapi devono essere questi, ben vengano. Sarebbe forse meglio avere meno qualità? Chi lo preferirebbe? Quante più frecce al proprio arco si possiedono, meglio sarà. Amministrare una situazione simile è possibile. Basta essere chiari dall’inizio e remare verso la medesima direzione.
Autore: Zander Arcari – @berrageiz
Immagini: Red Bull – F1Tv