McLaren ha vinto il titolo costruttori della F1 2024. Essere un team storico è un orgoglio e un fardello al tempo stesso. Con Ferrari e Williams la scuderia di Woking è tra le più longeve della classe regina. La lunga militanza può comportare periodi di insuccesso. Per tale motivo, il mondiale acciuffato ha una grande portata storica, perché la proietta nuovamente nell’olimpo della massima categoria del motorsport dopo ben ventisei anni dall’ultimo trionfo. Un lasso di tempo caratterizzato da poche gioie e tantissima mediocrità, specie nel corso del fallimentare sodalizio con Honda.
La crescita della scuderia diretta da Andrea Stella è stata prodigiosa, considerando che nei primi Gran Premi della scorsa stagione le MCL60 faticava a superare il taglio della Q1 in qualifica. Un successo non certo figlio del caso, ma di una programmazione virtuosa che ha capitalizzato la contestuale involuzione degli ex campioni del mondo della Red Bull. Come abbiamo avuto modo di chiarire nei precedenti scritti, la vera MCL38 ha debuttato a Miami, consentendo a Lando Norris di vincere il primo Gran Premio in carriera, approfittando anche di circostanze favorevoli (pit in regime di Safety Car, n.d.a.).
Da allora è iniziato un altro mondiale, in cui le monoposto color papaya hanno dimostrato di possedere il potenziale per competere in qualsiasi tipologia di circuito. In sostanza, la MCL38 è divenuta il riferimento della categoria grazie a diversi punti di forza: gestione ottimale delle gomme in qualifica e gara, ottimi valori di downforce, eccellente handling, trazione davvero buona e performante in qualsiasi condizione atmosferica, a meno di pioggia battente come nei primi giri del Gran Premio del Canada e in alcune fasi della gara di Interlagos.
L’auto inglese ha fatto bene nelle curve a bassa e media velocità, eccellendo nei curvoni rapidi. Va inoltre dato merito della valorizzazione della power unit Mercedes, portandola a conquistare il titolo su una monoposto di un team cliente. Circostanza che non accadeva dal 2011, quando Red Bull era spinta dai V8 aspirati Renault e la casa transalpina era presente nella classe regina del motorsport con il suo team ufficiale. Il regime di continuità regolamentare è un’occasione eccezionale, per continuare il processo di crescita, ambire a bissare il successo tra i costruttori e vincere anche il più prestigioso titolo piloti.
F1, McLaren: il cambio regolamentare è un’opportunità per continuare a vincere
McLaren guarda alla prossima stagione di F1 con grande ottimismo. Lo fa avendo dimostrato che anche nell’ultima gara di Abu Dhabi poteva controllare la corsa senza alcun affanno, e solo l’importantissima posta in palio ha dissuaso Norris dall’estrapolare tutto il potenziale della sua monoposto. La rivoluzione regolamentare datata 2026 impone a tutti i team, a partire dal prossimo gennaio, di ripartire le proprie risorse tra lo sviluppo della monoposto della prossima campagna e la progettazione delle nuove vetture che debutteranno fra poco più di un anno.
Appare evidente che tale scenario avvantaggia chi dispone di una base tecnica vincente da affinare per l’anno venturo. Le scuderie di F1 dovranno certamente allocare maggiori risorse economiche e umane sulla progettazione con il prossimo regolamento tecnico, piuttosto che fare all-in nel prossimo campionato. Se i rapporti di forza resteranno simili a quelli della fase finale della stagione, ci potrebbe essere nuovamente un duello tra McLaren e la Scuderia Ferrari e, a tal proposito, la componente umana potrebbe essere decisiva per le sorti del prossimo mondiale.
Quest’anno, Norris non ha ottimizzato il potenziale della sua auto mediamente migliore da Imola sino ad Abu Dhabi. Il ragazzo originario di Bristol ha sofferto enormemente il confronto con un asso consumato del calibro di Verstappen. Le performance di Lando hanno iniziato a essere insufficienti quando è stato chiamato a dover vincere. Ciò malgrado, va sottolineato che, al netto del mezzo a sua disposizione, in questa stagione il pilota classe 1999 ha vinto finalmente le sue prime gare in F1, e alla vigilia del mondiale nessuno avrebbe minimamente ipotizzato che potesse lottare per l’iride.
Probabilmente non ci credevano nemmeno in McLaren. Anzi questo è proprio quello che in più di un’occasione lo stesso Zak Brown si è incaricato di ribadire. È stato pertanto catapultato nei panni scomodi dello sfidante alla corona iridata, Norris, soccombendo di fronte al maggior talento ed esperienza dell’oramai 4 volte campione del mondo olandese. La conquista del titolo costruttori è stata un modo per iniziare a incidere il proprio nome nella leggendaria storia del team di Woking per il britannico, in attesa, chissà, del successo individuale nei prossimi anni.
A meno che il talentoso team mate australiano non si metta in testa di dare continuità alle sue ottime performance e diventare il primo campione del mondo australiano dai tempi di Jack Brabham. Potrebbe farlo, perché a livello di manico non gli manca nulla, a quanto pare. Parliamo ovviamente di Oscar Piastri, che ha mostrato picchi che possono raggiungere solo i ragazzi dotati di una naturale predisposizione verso questo mestiere.. Forse, l’unico grattacapo in casa McLaren potrebbe risultare proprio il dualismo tra i due, che già la scorsa annata ha fatto capire quanto potrebbe essere deleterio.
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Immagini: Ferrari – McLaren – F1Tv