Il mondiale 2024 ha regalato una sfida storica tra Ferrari e McLaren per la conquista del titolo costruttori. Dopo ben 26 anni, il team di Woking è tornato al vertice, celebrando il suo primo successo mondiale in questo millennio. Un duello che richiama il fascino dei tempi passati, tra due delle squadre più iconiche della F1, che hanno scritto pagine di storia con epiche battaglie in diverse epoche regolamentari.
Questa volta però si è dovuto attendere davvero a lungo per rivedere un confronto diretto al vertice del campionato. Con l’introduzione delle power unit nel Circus nel 2014, solo due scuderie hanno monopolizzato la scena: la Mercedes, che ha dominato fino al 2021, e la Red Bull, che nel biennio 2022/2023 ha imposto un dominio quasi incontrastato, in particolare nella scorsa stagione.
L’eccezione è stata Max Verstappen, che ha conquistato il titolo piloti sia nel 2021 che nel 2024, senza che il team di Milton Keynes riuscisse a vincere anche il costruttori. Una volta il mondiale è andato alla Mercedes, mentre l’altra è stata la McLaren a prevalere, grazie anche alle super affidabili power unit realizzate a Brixworth. Un connubio che, dagli anni ’90 a oggi, si è mantenuto quasi costante, salvo le parentesi 2015–2017 (Honda) e 2018–2020 (Renault).
McLaren, l’impatto della FIA sul ritorno al vertice
La McLaren è quindi campione del mondo per la nona volta nella sua storia, ma questa vittoria porta con sé un’eccezione significativa: mai, nell’era delle power unit, un team cliente era riuscito a conquistare il titolo costruttori, superando anche la squadra ufficiale, ovvero la Mercedes. Quest’ultima, in una stagione decisamente al di sotto delle aspettative, non è andata oltre un modesto quarto posto.
È vero che, nel 2022 e 2023, anche la Red Bull ha vinto il campionato con motori Honda, costruiti esternamente. Parliamo comunque di un caso che presenta delle ambiguità, considerando l’esistenza della Red Bull Powertrains. Inoltre, il costruttore giapponese non dispone di un team ufficiale dal 2008, rendendo la situazione della McLaren unica: un cliente che trionfa mentre il team ufficiale, la Mercedes, è ancora presente e pienamente operativo in F1.
Dall’introduzione delle power unit, non si era mai visto un livellamento delle prestazioni come quello registrato quest’anno. La FIA, nel corso del decennio, ha cercato di “correggere” l’impatto di una tecnologia che, al momento della sua introduzione, sembrava troppo dominante per un solo team. In effetti, la Mercedes ha goduto di un vantaggio schiacciante per anni, ma con il tempo sono stati implementati meccanismi per riequilibrare le forze e rilanciare una competizione che, per diverse stagioni, era stata di fatto assente.
Oggi, con componenti standardizzate (un colpo mortale all’ingegno, nda), power unit congelate (un disastro ideologico, nda) e altre misure come le ore limitate in galleria del vento, i margini di creatività all’interno del regolamento si sono notevolmente ridotti. Questo sistema però ha permesso a team con minori risorse, come la McLaren negli anni scorsi, di recuperare terreno. La squadra di Woking, tra le principali sostenitrici del budget cap, ha saputo sfruttare queste regole per risollevarsi da una grave crisi economica e tecnica (aiutata anche da fondi provenienti dal Medio Oriente) , tornando ora a conquistare il tetto del mondo.
Mercedes, la lode di Wolff alla McLaren
La FIA ha svolto un ruolo cruciale anche nel regolamentare lo sviluppo delle monoposto, introducendo limitazioni sempre più stringenti sulle ore disponibili in galleria del vento per le squadre meglio classificate nell’anno precedente. Questa misura, combinata con il tetto dei costi, ha avuto un impatto significativo, come si è visto chiaramente in questa stagione. Ora un team cliente può competere ad armi pari con le case ufficiali, anche disponendo della stessa power unit, senza essere penalizzato da mappature limitate. La FIA ha inoltre affrontato questa disparità vietando l’uso del famoso “manettino” per le qualifiche.
“Le regole ATR (Aerodynamic Testing Regulation) hanno avuto un impatto significativo – ha spiegato Toto Wolff, CEO e team principal della Mercedes -. Essendo arrivati quarti in campionato, avremo il 20% di risorse in più rispetto alla McLaren, che lo scorso anno era nella nostra posizione attuale”. L’austriaco ha però riconosciuto i meriti del team di Woking: “Non hanno vinto solo per questo. Hanno sviluppato un progetto audace e valido, con una leadership forte e piloti di talento. Un anno e mezzo fa non superavano la Q1, e ora sono campioni del mondo costruttori. Chi l’avrebbe mai detto all’inizio del 2023?”.
La rinascita della McLaren è stata resa possibile grazie a una profonda rifondazione del team, il cui merito va dato al CEO Zak Brown, supportato da Andreas Seidl prima e da Andrea Stella poi. Sotto la guida del tedesco, la squadra ha ritrovato la propria identità e ha lasciato le posizioni nelle retrovie. Successivamente, con l’ingegnere italiano di Orvieto al timone, è arrivata la svolta decisiva a metà 2023, grazie all’aggiornamento introdotto nel Gran Premio d’Austrlia, che ha restituito alla F1 uno dei suoi team più rappresentativi.
“La FIA ha fatto un ottimo lavoro nel garantire condizioni eque tra team clienti e ufficiali per quanto riguarda le power unit, assicurando prestazioni identiche per tutti – ha sottolineato Andrea Stella -. Su questo fronte siamo piuttosto tranquilli: i clienti dispongono delle stesse performance dei team ufficiali, cosa che consente anche a squadre come la nostra di avere un’opportunità reale di competere ai massimi livelli”.
Autore: Andrea Bovone
Immagini: McLaren Media Centre – Red Bull Content Pool – Mercedes AMG F1 Team